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Metamorfosi d’Infinito

Una poesia per riflettere sull’attesa

Metamorfosi d’Infinito

A volte Metamorfosi Innesca
Nel vecchio cuore del Tempo
il Frammento d’Eterno
-cangiante bozzolo di vita-
che Indomito giace
dei nebbiosi porti dell’Attesa.
Nascono subitanei domani
d’Infinite corse
Tra speranze appena abbozzate
e addOrmentate parole d’Amore
rubate all’informe respiro della Notte.

(Angela Aniello)

Sono moltissimi i momenti nella vita di ciascuno in cui si innesca una “metamorfosi” interiore. Ogni volta che si cambia ruolo o si attraversano situazioni emotivamente intense cambia il proprio modo di relazionarsi al mondo e a se stessi, si trasforma il modo di approcciarsi alle persone e agli eventi.
Diventare genitori è uno dei momenti di maggiore trasformazione sia psicologica che fisica, in particolar modo per le donne che vivono un’esperienza molto intensa.

Si diventa genitori molto prima della nascita di un figlio, a livello psicologico già dal momento in cui si decide di volerlo e per le donne l’esercizio del ruolo genitoriale si sperimenta e si esercita già dall’infanzia, quando si gioca con le bambole prendendosi cura di loro come una madre fa con il suo bambino.
Per la coppia la maternità e la paternità è un evento che la trasforma radicalmente ed è solitamente associato ad emozioni piacevoli e positive. Nella mente iniziano ad affiorare fantasie, immagini, desideri… e la relazione con il figlio inizia già in gravidanza.

Questo momento non è sempre solo piacevole, per molti si tratta di un grosso cambiamento a livello individuale, relazionale e sociale che è accompagnato da ansie e paure spesso inespresse.
Riconoscere i sentimenti e le emozioni durante l’attesa del proprio figlio è di fondamentale importanza: prepara a fronteggiare la nuova situazione e a non temere le proprie ansie e paure perché sono per molti versi normali e legate alla novità del cambiamento. Esprimere l’universo emotivo interiore e confrontarsi con gli altri è utile per uscire dall’incertezza e dall’ansietà ed è come fornire colore e luce all'”informe respiro della notte”

a cura della Dott.ssa Santa Maggio

La finestra dei bambini

Una filastrocca per riflettere sulla comunicazione delle emozioni

La finestra dei bambini

Oh, finestra, finestrina,
apriti per me stamattina,
quello che volevo dirti
ce l’ho nel cuore,
tu non stupirti…
me lo racconta il tuo amore!

Volevo solo più felicità,
far stare bene mamma e papà!
Finestra mia, non chiuderti mai,
che tu mi ascolti,
è importante, lo sai!

Noi bambini vogliamo attenzione,
abbiam bisogno di esser gioiosi, 
tu ci regali tanta emozione, 
i grandi, a volte, son proprio noiosi,
li vuoi abbracciare e son stressati,
ma, ahimè, noi vogliamo essere amati.

Oh, finestrina, diglielo tu,
che un attimo, un’ora,
non voglio di più.
Adesso io vado e un bacio ti do,
andrò a sognare e più sereno sarò!

(Angela Aniello)

Ogni bambino ha una finestra che racchiude una grande ricchezza, se si sbircia dentro si può vedere un mondo meraviglioso, pieno di colori allegri, di storie bizzarre, ma anche zone tristi e buie; e quando il mondo dei bambini si tinge di colori scuri spetta agli adulti spalancare quella finestra e far entrare luce per permettere ai bambini di tirare fuori tutti i loro vissuti e le loro emozioni.

I bambini hanno sempre molto da dire, non ho mai conosciuto nessun bambino tanto timido e “chiuso” da non riuscire a parlare per ore, hanno solo bisogno di qualcuno che li ascolti perché, parlando, si misurano con le proprie capacità espressive, si confrontano con il loro mondo interiore. Solo parlando i bambini riescono a sciogliere il groviglio di idee, parole, sentimenti ed emozioni che hanno dentro e la cosa più bella che può fare chi ascolta è raggomitolare con ordine e pazienza i loro vissuti, restituendoli ai bambini con entusiasmo, in una forma più chiara, comprensibile e sicuramente più facilmente accettabile per loro.

Ma la frenesia di ogni giorno spesso impedisce agli adulti di dedicarsi ai propri bambini e il poco tempo, che sia ha a disposizione per la famiglia, finisce spesso per essere un tempo di stress e di fatica in cui spesso si vive il fallimento dell’azione educativa.

Ma i bambini ci forniscono già la soluzione:

Oh, finestrina, diglielo tu,
che un attimo, un’ora,
non voglio di più”

Più che la quantità del tempo che si dedica ai bambini, conta la qualità. Può trattarsi di “un attimo o un’ora”, ma se intensi e vissuti a pieno valgono moltissimo, valgono più di un sacco pieno di regali, più di un intero guardaroba nuovo, molto molto di più…

a cura della Dott.ssa Santa Maggio