Il silenzio di Emma

Il silenzio di Emma

Un racconto per riflettere sulla storia drammatica di un’adolescente vittima del cyberbullismo

Quella che trovate di seguito è la storia drammatica di un’adolescente. Vorremmo che si trattasse solo di fantasia o di estremizzazioni… ma purtroppo di storie simili se ne sentono anche nella vita di ogni giorno, in quella reale.

Spesso è proprio tra reale e virtuale che si gioca la vita di un’adolescente.

L’adolescenza è il periodo più importante e allo stesso tempo il più delicato per la definizione dell’identità che deve tendere all’integrazione delle varie componenti: quelle di tipo personale, sociale ed esperienziale (Erik Erikson, 1995). Ma con internet e l’interrealtà si assiste ad un fenomeno che inibisce l’integrazione e favorisce la moltiplicazione delle identità. Spesso da internet arrivano stimoli che suggestionano e offrono l’opportunità di modificare la propria identità e di svelarla a piacimento portando l’adolescente a ricercare consensi nel mondo del virtuale: questo può intrappolarlo nel rapporto con i social network e sicuramente non favorisce la maturazione di un’identità autentica. Il rischio di non riuscire a controllare le proprie emozioni e di non capirne l’origine è sicuramente sempre in agguato, come è sempre alle porte il rischio di essere vittima del cyberbullismo!

Buona lettura!

a cura della Dott.ssa Santa Maggio

Il silenzio di Emma

-Dimmi, sto bene?-

-Sei decisamente perfetta, Anna! A Stefano farai girare la testa stasera e il cuore..-

-Ah ah ah! Sempre la solita!-

-Sì sì, parli bene tu che stai già pregustando una serata da scintille. Potessi averne io una così!-

Anna strabuzzò gli occhi e colse un senso d’amarezza dietro quell’affermazione. Non l’aveva mai ammesso così chiaramente Emma il suo disagio.

-Emma, Emma cara, vedrai che arriva pure per te l’amore. Non dubitare!-

-Uhm, non ne sono così sicura ma, a questo riguardo volevo dirti che..”

-Che?-

-Che uno, insomma, un tipo giusto forse l’ho incontrato.-

-E dove se non esci mai, a parte la scuola e la parrocchia?-

-Su Ask. Ne avrai sentito parlare, no?-

-Sì e certo non bene. Dicono non sia affidabile. Poi quelle domande anonime cui rispondere non mi attirano affatto.-

-Allora, racconta! Ho ancora qualche minuto, poi vado. Stefano mi aspetta a un isolato da qui. Dice che mi stupirà e io gli credo. Finora non mi ha mai deluso.-

I suoi occhi sognanti fecero disperare Emma.

-Con quella mini così mini lo farai sicuramente felice. Non dovrà armeggiare molto per averti.-

-Emma, non sei mai stata così spregiudicata, mi disarmi.-

Il rossore delle guance non smentiva quanto detto, anzi lo avvalorava.

-Insomma… Il tipo è interessante, poi con lui mi sono spinta oltre…-

-Cioè l’avete fatto e io ne sono all’oscuro?-

-No, no, non intendevo fino a quel punto, ma credo manchi poco. A breve gli chiederò un appuntamento.-

-Lui cercava una abbondantemente sensuale ed erotica disponibile e io mi sono proposta. Quell’abbondantemente mi ha colpito e ha risvegliato ogni senso. Mi sono presentata confermandogli il mio interesse a saperne di più. All’inizio solo domande e risposte scherzosamente banali, ma sempre un po’ piccanti. Poi in privato mi ha chiesto tutto: descrizione fisica, particolari sulle misure, gusti su biancheria intima e infine foto. Lì ho titubato un po’, ma ormai c’ero e non potevo sottrarmi al suo fascino. Ho accontentato ogni sua richiesta e con la webcam diciamo che l’ho fatto impazzire scoprendo lentamente le mie parti intime…-

-Basta! Basta! Ti sei ammattita o che? E non t’ha sfiorato neppure per un secondo l’idea che potesse usare diversamente quelle foto e quei filmati?-

-Sinceramente no! Non è che sia proprio tranquilla, ma penso di potermi fidare, vedrai…-

-Ora devo andare, ma ne riparleremo, devi raccontarmi di più..-

-Sì, tu divertiti, io ho un programmino sexy con lui se si collega.-

-Sta’ attenta, bacio!-

Emma rimase dietro la porta finchè il ticchettio dei tacchi cessò. Era l’ennesimo sabato sera che trascorreva in casa. I suoi erano usciti a cena con amici. Davide, suo fratello, ormai dipendeva completamente dalla sua fidanzatina che gli organizzava le serate.

La casa era abbastanza grande e il vuoto intristiva.

Accese il pc sperando che la lucina del contatto divenisse verde. Nulla! Rimase davanti lo schermo per ore inebetita. Prese il completino intimo che aveva comprato e lo indossò. Lo specchio non rifletteva un’immagine perfetta. Anzi!

Era ingrassata ancora. Non riusciva a fare a meno dei dolci.

-Se continui a mangiarne, diverrai una palla di lardo.- La voce dura e impertinente di Emma la seguiva ovunque. Soprattutto nei silenzi.

-So che mi vuoi bene, ma che posso farci? Dovrò pure consolarmi in qualche modo! Niente sesso, ma dolci a volontà!-

-Sì, chi ti fila poi? Sei diventata come un armadio e il grasso straborda.-

-Non credi di esagerare? Affatto! E sono sincera.-

Prese ad accarezzarsi i fianchi abbondanti e far scivolare le mani sulle cosce piene di cellulite, anche la pancia era molliccia, ma il seno era un’esplosione.

Una decima era davvero tanto seno sodo e generoso.

Era su quello che puntava per conquistare Davide, così le aveva detto di chiamarsi.

E Davide arrossiva, si confondeva dinanzi a quella prosperosità.

Anche il suo viso non era niente male. Il nasino all’insù, ereditato dalla mamma di origini francesi, le conferiva sensualità e simpatia.

Le sue amiche glielo invidiavano.

Anna, ad esempio aveva narici molto larghe e un viso poco interessante montato però su un corpo mozzafiato.

Decise che guardarsi poteva essere molto deprimente se dall’altra parte non c’era nessuno che le facesse i complimenti.

Accese la tv, si spaparanzò sul divano e cominciò a sgranocchiare patatine e a bere con la cannuccia due o tre lattine di coca cola.

Sapeva che era una miscela esplosiva, ma a diciassette anni ad un tratto il mondo comincia a rovesciarsi e con esso tutte le buone e sane convinzioni.

-Fanculo alla linea e a voi tutte anoressiche! Io non sarò mai una taglia 40, non me ne può fregar di meno! Fanculo pure a te, mamma, che ti vergogni a portarmi appresso nei tuoi circoli di bellezza dove o si è perfette o lo si diventa nel tempo!-

Tu sì que vales su Canale 5 era solo un lieve mormorio. La mente vagava, le nocche tamburellavano sul bracciolo di legno, gli occhi si assopivano di tanto in tanto.

Chissà che stava facendo, Anna! Erano già seminudi da qualche parte dopo la cena romantica? Stavano facendo l’amore tra grida e ridolini? Stefano era caruccio e la sapeva rendere felice.

-Davide, cazzo, dove sei finito? Inghiottito da un silenzio che morde più di un cobra. Striscia sulla pelle ed è pronto ad agguantarmi fra le sue spire.

Non scappo. Sono immobilizzata. Non so se è giusto vivere così!-

Era l’una. Si stese sul letto e di tanto in tanto spiava la lucina.

Ad un tratto un verde brillante riempì i suoi occhi.

-Eccoti, amore mio!-

-……………….-

Smise di pigiare i tasti.

-Ho voglia di te, adesso! Spogliati e comincia a far ondeggiare i tuoi seni-

-Fammi vedere il tuo volto!-

-Adesso, no! Lunedì, forse, lunedì…-

Valse più di una promessa.

La webcam era posizionata sul suo corpo. Era rimasta seminuda col suo completino.

-Ti piace?-

-Cosa?-

-Il mio reggiseno nuovo!-

-Adoro i tuoi movimenti.-

-Strizza i capezzoli e lascia dondolare di fianchi in una danza sinuosa-

Stefano-Davide era al culmine di un’erezione e non trattenne il suo piacere.

-Domani, domani sera ci vediamo e ci divertiamo un po’-

-Dove? Quando?-

-Ti faccio sapere io.-

Il giochetto era durato un’oretta. Emma era felice adesso.

-A lunedì!-

Dormì tranquilla e la domenica fu abbastanza insignificante. Nessuna telefonata di Anna. Nessuna emozione particolare.

La sveglia suonò tardi e quel lunedì cominciò male. Si vestì in gran fretta senza far colazione con i crampi allo stomaco per la fame e corse via.

L’ingresso dell’I.T.C. era monumentale. Un vecchio monastero adibito poi nel tempo a edificio scolastico.

Frotte di ragazzi arrivavano da ogni dove al terzo suono della campanella. L’ultimo valido per entrare, poi chiudevano il portone.

Vide Anna praticamente incollata a Stefano. Ogni momento era buono per stare insieme.

-Emma, ciao!-

Le venne incontro con un sorriso luminosissimo.

-Tutto bene?-

-Sì, a te?

-Meravigliosamente, più tardi mi inoltro nei dettagli.-

Entrarono in classe e presero posto. Il Prof. di Matematica stava già facendo l’appello.

-Sempre in ritardo voi due!-

La sua voce severa scivolava come l’acqua.

Aprirono libri e quaderni e preferirono tacere.

-Mi ha contattata! Oggi ci vediamo!-

-Chi?-

-Davide, cioè… il tipo di cui ti avevo parlato.-

-Signorina Masi, cosa stavo spiegando?-

-Uhm, Professore, ci stavamo scambiando un’informazione importante-

Anna rise e poi si fece subito seria e pensierosa.

Quella storia non le piaceva affatto.

All’intervallo chiesero di andare in bagno. Era l’occasione per Anna di vedersi con Stefano e per lei una sana ventata d’aria fresca.

Ad un tratto l’occhio cadde su un volantino incollato sulla bacheca scritto in stampatello maiuscolo.

-RAGAZZA CON DECIMA DI REGGISENO RICEVE QUESTA SERA. PER INFORMAZIONI, CONTATTARE IL NUM……-

C’era una strana coincidenza. Il cuore si fermò per un attimo. Divenne pallida come un cencio e con una scusa rientrò in classe.

Stefano aveva seguito tutti i suoi movimenti ed era soddisfatto.

-Dì, tu, che stai tramando? Quando ridi così, ne stai combinando una delle tue! Guarda che se ti scopro son guai!-

-Io? Nulla, nulla.. Solo che stasera ho un impegno e non possiamo vederci.-

-Con chi ti vedi?-

-Con mio padre, un affare di famiglia importante, credimi!-

-Va bene, andrò da Emma!-

Emma all’uscita fu vaga e senza dir nulla si affrettò a tornare a casa.

-Mamma, arrivo!-

Accese il pc, si collegò ed ecco il messaggio che aspettava.

-Stasera alle 18:00 davanti al Bar Orchidea. Non mancare! Avrò una felpa bianca.-

-Ok!-

Emma decise di andare. Voleva sapere.

Lo squillo del cellulare la fece sobbalzare.

-Emma, stasera sto con te. Stefano ha un impegno e sono liberissima.-

-Mi spiace, non posso. Ho da fare anch’io.-

Stava chiudendo quando l’urlo indispettito della sua amica dall’altro capo la trattenne.

-Cavolo! Siete tutti impegnati!-

-Per una volta assapora la solitudine!-

-No. no e poi no! Ti raggiungo, poi vado via!-

-Va bene!-

-Cazzo! Non me ne va bene una oggi!- E lanciò il cellulare sul letto per non far troppo rumore.

A tavola giocherellò col cibo.

Aveva lo stomaco sottosopra. Niente farfalle, niente emozioni, niente di niente!

-Non l’avevo immaginato così l’amore. Devo incontrarmi con lui e non mi tremano neppure le ginocchia.-

Uscì tutti gli abiti probabili per l’occasione. Ne scelse uno color cremisi. Dava luce al viso e allo sguardo.

Abbinò un rossetto per l’occasione, un filo di eye-liner ed era pronta.

Sapeva che Anna non avrebbe tardato e non era in vena di confessioni religiose.

La torturava il senso di fame insoddisfatta. Cercò di domare i riccioli raccogliendoli un po’.

-Emma! C’è Anna qui!-

-Arrivo!-

Scese le scale senza affrettarsi.

-Wow! Che schianto!-

-Ricordi cosa ti ho confidato nell’ora di matematica?-

-…… Uffa! Non mi sovviene!-

-Io. il tipo. stasera…!-

-Ah, era quello il tuo impegno? Scusami! Dove avrò la testa?-

-Ahaha! Non cambierai mai! Stefano ti dà buca per una sera e tu immagini storie strane e misteriose.-

-Un po’ ci hai preso. E’ stato vago e non l’ho bevuta. Mi accorgo quando mente e stavolta sento puzza di bruciato.-

-Tipo?-

-Tipo che non so, ma c’è qualcosa che non mi piace a pelle.-

Mancava un quarto d’ora all’appuntamento.

-Dai, accompagnami! Poi vai via!-

-Sei bellissima, Anna! Cadrà ai tuoi piedi!-

-Non sono tranquilla neanche io. Stranezze d’amore…-

-Eh! Stomaco in subbuglio, occhi illanguiditi, labbra pronte a baciare, mani che sudano.. Chiari sintomi d’innamoramento in corso.-

Si avviarono ridendo e scherzandoci su.

Anna ed Emma si abbracciarono forte e si separarono all’angolo prima del bar.

Era in anticipo e decise di mettere le cuffie e ascoltare un po’ di musica.

Anna si appostò dietro un’auto. Era curiosa.

-Mica sto facendo l’impicciona io! Voglio proteggere la mia amica!- disse a se stessa per convincersi che non era proprio scorretto spiare.

Quando lo vide, il cuore le diede un pugno in petto.

Inconfondibile nella felpa bianca che gli aveva regalato. E non era solo.

Marco e Andrea erano con lui.

-Che cazzo sta succedendo?

Emma era di spalle. Musica a palla nelle orecchie. Non si era accorta di nulla.

Avanzavano spediti verso di lei. Sembravano brilli.

Appena furono vicini, si guardarono circospetti.

La strada era deserta. Il bar era chiuso.

Due le trattennero le braccia.

Stefano cominciò a toccarle il seno.

Emma si voltò urlando.

-Che ci fate qui?-

-Ma chi credevi che fossi? Il principe azzurro? Puah! Mi fai schifo, lardona!-

Emma cercò di liberarsi dalla stretta.

-Toglimi le mani di dosso o te la faccio pagare!-

-Uhm… La santarellina sta recitando il suo rosario quotidiano!-

Anna non ci vide più.

Quando Stefano notò la sua presenza, impallidì.

-Brutto stronzo! Da stasera sarai sempre impegnato con tuo padre. Con me hai chiuso! Vaffanculo, capito? Vaffanculo!-

Cominciò a lagnarsi, a piagnucolare.

-Ecco quello che sei! Un bambinone stupido e viziato. Non so che farmene di uno come te.-

Prese per il braccio Emma e andarono via.

Non parlarono, non commentarono. Si abbracciarono silenziose.

-A domani, Emma!-

Salì le scale in punta di piedi. Erano di ghiaccio i piedi.

Non c’era nessuno.

Quanto rumore fa la paura?

Si fece una doccia calda e si strinse nell’accappatoio. Aveva freddo al cuore.

-Mi son fatta fregare! Avevi ragione, Anna!-

Prese due fogli da lettera e scrisse due righe su ognuno.

-Fanculo a tutti! Me ne vado via in solitudine! Un bacio-

-Abbi cura di te, Anna! Mica ti lascio, eh? Passo solo dall’altra parte.-

Suo padre aveva una collezione di coltelli antichi.

Estrasse quello con la lama più grande.

Cominciò a giocherellare sui polsi. Tagli sempre più profondi e sangue che schizzava ovunque sul pavimento di marmo bianco nel salone.

Poi un colpo netto al cuore e fu subito buio.

La trovarono così.

Urla strazianti forarono la sera.

Anna, intanto, si rigirava nel letto senza prender sonno.

Il display del cellulare ad un tratto si accese.

-Giuro che se osa chiamarmi, gliene canto ancora quattro.-

Il nome di Emma campeggiava lo spazio a disposizione.

-Emma, Emma cara, dimmi!-

-Emma non c’è più, Anna!-

La voce singhiozzante del fratello le accorciò il fiato.

Si rivestì e corse lì accompagnata da sua mamma.

-Ti voleva bene, ti voleva bene!-

Quando le porsero quel foglio macchiato del suo sangue, si sentì mancare.

-Ho perso le parole nel dolore. Ho provato a raccoglierle, ma non le ho ritrovate. Si sono sparse lungo la via, lungo la via del non ritorno-

Scrisse questa frase sulla lavagna a scuola il giorno dopo.

Erano tutti sconvolti.

-Adesso parla, se ne hai il coraggio. Racconta di quel cazzone che ha giocato con l’amore e s’è bruciato da solo. Racconta di un’amica che mi hai portato via!

Raccontate che gli scherzi uccidono, uccidono ancora!-

Stefano, Marco, Andrea piangevano senza consolazione. Emma li aveva puniti nel modo peggiore. Scivolando via da tutto e da tutti senza possibilità di riscatto.

Ad un tratto pallido, barcollante, con gli occhi scavati dal pentimento Stefano davanti a tutti espose il piano escogitato ai danni di Emma.

-Mi assumo le mie responsabilità. Se devo pagare per il mio errore, che sia!

Ho lasciato i miei occhi nel suo terrore ieri. Li ho lasciati anche in quelli delusi, feriti e arrabbiati della mia ragazza. Si paga cara la stupidità. Si paga cara una vita che non c’è più.-

Anna non alzò lo sguardo mai. Tornò a casa stravolta.

Emma se l’era portata appresso.

(Angela Aniello)

 

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